Ed egli mi rispose: «Le cose ti saranno chiare quando noi giungeremo sulla triste sponda del fiume Acheronte». E se non fosse che da quel precinto si leva, e guarda, e vede la campagna Dante Alighieri «Figlio mio,» disse il nobile maestro, «tutti quelli che muoiono in disgrazia si radunano qui da tutto il mondo: e sono ansiosi di passare il fiume, poiché la giustizia di Dio li sprona e fa sì che il timore si trasformi in desiderio. e chi sono costoro che sembrano così sopraffatti dal dolore?».

ferrarese, XV sec.)

meglio di lena ch’i’ non mi sentia, Non so che disse, ancor che sovra ’l dosso LA DIVINA COMMEDIA di Dante Alighieri . con serpi le man dietro avean legate; in poco d’ora, e prende suo vincastro CARONTE Divina Commedia - Inferno – Canto III – vv.82-111 Dante Alighieri. là dove ’l collo a le spalle s’annoda. Il diavolo Caronte (Caron dimonio), dagli occhi fiammeggianti (di bragia – di brace - metafora), con un semplice cenno imperioso (loro accennando), le riunì tutte, battendo col remo chi indugiava (s’adagia). La Divina Commedia.

e vidivi entro terribile stipa Caronte, accorgendosi che Dante è ancora vivo gli ordina di tornare indietro perché da lì non può passare, ma Virgilio lo rassicura dicendogli che il viaggio di Dante è voluto da Dio.

"Altra risposta", disse, "non ti rendo Io vidi queste parole scritte con colore (o senso) oscuro in cima a una porta, per cui dissi: «Maestro, non ne capisco il senso». Il III canto si svolge nell’antinferno dove sono puniti gli ignavi e poi sulla riva del primo dei fiumi infernali, l’Acheronte, che circonda il primo cerchio. È quanto avviene alla fine del, I vv.

l’imagine di sua sorella bianca, Bestemmiavano Dio e i loro genitori, la specie umana, il luogo, il momento e il seme del loro concepimento e della loro nascita. e già le notti al mezzo dì sen vanno, .mw-parser-output .numeroriga{float:right;color:#666;font-size:70%}3

Figura mitologica antica, reinventata da Dante, figlio dell’Erebo e della notte, compare nel III Cantodell’Inferno, quando Dante e Virgilio giungono alle porte degli inferi, esattamente dell’Antinferno, dove gli ignavi attendono di essere trasportati “… 105 Lasciate ogni speranza, voi che entrate qui". E detto l’ ho perché doler ti debbia!". La terra bagnata di lacrime produsse un vento, il quale fece lampeggiare una luce rossastra che sopraffece ogni mio senso; e caddi come l'uomo preso da sonno (svenni). CANTO I [Incomincia la Comedia di Dante Alleghieri di Fiorenza, ne la quale tratta de le pene e punimenti de' vizi e de' meriti e premi de le virtù. 30 TESTO.

disse ’l maestro; "ché, seggendo in piuma,

E qual è quel che cade, e non sa como, Prima di me non fu creato nulla, se non eterno, e io durerò eternamente. E Virgilio (duca = dal latino dux, capo, guida) gli rispose: "Non adirarti (non ti crucciare), Caronte, così si vuole là  (vuolsi così colà – in paradiso) dove si può (si puote), tutto ciò che si vuole e non domandare (dimandare) altro" (queste poche imperiose parole di Virgilio inducono Caronte al silenzio e al rispetto del volere divino. Gli ignavi (min. poi riede, e la speranza ringavagna, 12 ma chi parlava ad ire parea mosso. Non isperate mai veder lo cielo: i’ vegno per menarvi a l’altra riva ne le tenebre etterne, in caldo e ‘n gelo” è la prima celebre frase pronunciata daCaronte nella Divina Commedia. 63 Più non si vanti Libia con sua rena; Da lì in avanti si acquietarono le guance coperte di pelo del traghettatore di quella sozza palude, il quale aveva gli occhi circondati da ruote di fiamme.

fossi de l’arco già che varca quivi; Terzine di versi endecasillabi a rima incatenata (ABA, BCB…YZY, Z). Su per lo scoglio prendemmo la via, per ch’io: "Maestro, fa che tu arrivi 72

Più lunga scala convien che si saglia; 144

99 ma poco dura a la sua penna tempra, 6 E io, che avevo la testa piena di dubbi, dissi: «Maestro, che cos'è quello che sento? di serpenti, e di sì diversa mena E io, guardando, vidi una insegna che, girando su se stessa, correva tanto rapidamente che mi sembrava non dovesse fermarsi mai; e dietro di essa veniva una fila di anime tanto lunga, che non avrei mai creduto che la morte ne avesse disfatte tante (che ci fossero stati tanti defunti). I cieli li cacciano per non perdere la loro bellezza, né l'Inferno li accoglie nelle sue profondità, poiché i dannati (rei) potrebbero ricevere alcuna gloria dalla loro presenza».

Non sperate di vedere il cielo: son venuto per condurvi all'altra riva, nelle tenebre eterne, al fuoco o nel gelo (in caldo e ‘n gelo: alcune delle pene inflitte ai dannati, le fiamme e il ghiaccio - antitesi).

135 Come d'autunno cadono le foglie, una dopo l'altra, finché il ramo vede a terra tutte le sue vesti, allo stesso modo la cattiva discendenza di Adamo (i dannati) si getta da quella riva ad una ad una, rispondendo ai cenni di Caronte, come un uccello risponde al richiamo. né tante pestilenzie né sì ree e con tempesta impetüosa e agra 147 Inferno - Canto I - Apparizione di Virgilio (, Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale. 123 75 quelle ficcavan per le ren la coda

45 Qui Dante e Virgilio, che per volere di Dio farà da guida al poeta attraverso l’Inferno e il Purgatorio, arrivano dopo aver oltrepassata la porta dell’Inferno ed è qui che le anime dannate vengono traghettate dal demone pagano Caronte alla riva opposta, dove ha inizio l’Inferno vero e proprio.

con l’animo che vince ogne battaglia, I dannati si accalcano lungo la sponda e Caronte fa loro cenno di salire sulla sua barca: stipa le anime dentro di essa e batte col suo remo qualunque anima tenti di adagiarsi sul fondo.

120 Lo duca il domandò poi chi ello era; ch’io ’l vidi omo di sangue e di crucci". si de’ seguir con l’opera tacendo". Poi si radunarono (si ritrasser) tutte insieme, piangendo forte (anastrofe), sulla riva dei malvagi (riva malvagia) che attende chiunque non tema Dio (chi durante la sua vita non ha timor di Dio).

che ’l sole i crin sotto l’Aquario tempra così giù veggio e neente affiguro". sanza la qual chi sua vita consuma, noi pur venimmo al fine in su la punta 20130711190953 E tu (Caronte si rivolge a Dante) che fai in questo luogo (costì), anima viva (non solo perché è ancora vivo ma anche nel senso che l’anima del poeta non è in peccato mortale e quindi ancora viva al cospetto di Dio), allontanati (pàrtiti) da questi che son morti".

11 luglio 2013 "Omai convien che tu così ti spoltre", che 'ntorno a li occhi avea di fiamme rote. corrëan genti nude e spaventate, ma tenta pria s’è tal ch’ella ti reggia". Caronte le porta dall'altra parte del fiume e, prima che siano scese, sulla sponda opposta si è formata un'altra schiera. Poemi, Divina Commedia Sono mescolate a quell'insieme spregevole degli angeli che non si ribellarono a Dio, né gli rimasero fedeli, ma furono neutrali. 51 Qui sospiri, pianti e alti lamenti risuonavano in quell'aria priva di stelle, in modo tale che all'inizio ne piansi. d’un ronchione, avvisava un’altra scheggia Vita bestial mi piacque e non umana, 129 Né O sì tosto mai né I si scrisse, che cotai colpi per vendetta croscia! Così vanno lungo le acque scure del fiume, e prima che siano scese dall'altra parte, di qua si è accalcata un'altra schiera. veggendo ’l mondo aver cangiata faccia CC BY-SA 3.0 convenne che cascando divenisse; 102 biancheggiar tutta; ond’ei si batte l’anca, 9 Michelangelo, particolare del Giudizio Universale, Una volta varcata la soglia, Dante sente un orribile miscuglio di urla, parole d'ira, strane lingue che lo spingono a piangere in quel luogo buio e oscuro. La lena m’era del polmon sì munta bestia, e Pistoia mi fu degna tana". Alla fine di ciò, quei luoghi oscuri tremarono così forte che, dalla paura, il solo ricordo mi bagna di sudore. E io: «Maestro, che cosa è tanto fastidioso per loro, da farli lamentare così forte?» Mi rispose: «Te lo dirò molto brevemente. Non era via da vestito di cappa,

Ed egli mi rispose, come persona saggia:«Qui è necessario abbandonare ogni esitazione, e non bisogna essere vili. lo duca a me si volse con quel piglio

poi Fiorenza rinova gente e modi. Il mondo non lascia che ci sia di loro alcun ricordo; la misericordia e la giustizia divina li sdegnano; non perdiamo tempo a parlare di loro, ma da' una rapida occhiata e passa oltre».

e poi mi fu la bolgia manifesta: 81 lo villanello a cui la roba manca, Ma siccome vide che non me ne andavo (non mi partiva), disse: "Seguendo un’altra strada (per altra via), approdando ad altri porti giungerai al mondo dell’Aldilà (verrai a piaggia), non qui, una barca più leggera (più lieve legno - metonimia) ti porterà" (Caronte profetizza che dopo la morte l’anima di Dante avrà un destino diverso dai dannati, perché verrà trasportata dalla velocissima barca dell’angelo nocchiero alla spiaggia del Purgatorio). In quella parte del giovanetto anno non poteano ire al fondo per lo scuro;

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lo sito di ciascuna valle porta 39 Parafrasi CARONTE Divina Commedia - Inferno – Canto III – vv.82-111: e ’n quel medesmo ritornò di butto. Invece quelle anime, stanche/sfinite (lasse) e nude, impallidirono (cangiar colore) e battevano i denti per il terrore (tremarono di paura), non appena ebbero udito (ratto che ‘nteser) le dure parole del nocchiero (che ribadivano la loro eterna condanna). 78 Io era vòlto in giù, ma li occhi vivi e fuor le pecorelle a pascer caccia. 111 ché noi a pena, ei lieve e io sospinto, Noi discendemmo il ponte da la testa poi disse: "Più mi duol che tu m’ hai colto Oh potenza di Dio, quant’è severa, Così mi fece sbigottir lo mastro e falsamente già fu apposto altrui. ritorna in casa, e qua e là si lagna, che la memoria il sangue ancor mi scipa. ché, com’i’ odo quinci e non intendo, Così per li gran savi si confessa Le braccia aperse, dopo alcun consiglio ben la ruina, e diedemi di piglio. E il maestro gli disse: «Caronte, non ti angustiare: si vuole così lassù (in cielo) dove è possibile tutto ciò che si vuole, quindi non dire altro». non so di lui, ma io sarei ben vinto. da l’altro cinghio e dismontiam lo muro; apri li orecchi al mio annunzio, e odi.

e così tosto al mal giunse lo ’mpiastro; 18 quando al cinquecentesimo anno appressa; 108

Il demonio Caronte, con gli occhi fiammeggianti come brace, facendo loro dei cenni le raccoglie tutte; batte col suo remo qualunque di essi che si stenda (sul fondo della barca).

Caronte è, a detta di dante, un “uomo” vecchio, con la barba bianca, … prostrati, che si assiepano sulla riva dell'Acheronte ansiosi di passare, Di natura ben diversa il terremoto che investe il Purgatorio al momento in cui l'anima di un penitente completa la sua espiazione e può finalmente ascendere all'Eden. “Guai a voi anime prave. Lasciate ogni speranza, voi ch'intrate"... Virgilio spiega a Dante che tutti i dannati finiscono sulle sponde dell'Acheronte e, colui / che fece per viltade il gran rifiuto, Il vero protagonista dell'episodio è poi Caronte, vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare, I più che da l’altro era la costa corta, Se tu mi ’ntendi, or fa sì che ti vaglia". Questi sciagurati, che non vissero mai veramente, erano nudi e punti continuamente da mosconi e vespe tutt'intorno. gridando: "Guai a voi, anime prave!. ed erto più assai che quel di pria. se non lo far; ché la dimanda onesta tutto smarrito de la grande angoscia Letteratura italiana - Appunti — Caronte e Catone: confronto tra il guardiano dell'Inferno e il guardiano del Purgatorio della Divina commedia di Dante… Continua Inferno Canto 3: testo e commento

Ma quelle anime, che erano nude e prostrate, cambiarono colore e batterono i denti, appena udirono le sue parole crude. onde una voce uscì de l’altro fosso, Leva’ mi allor, mostrandomi fornito

se col suo grave corpo non s’accascia. in giù son messo tanto perch’io fui che quando fui de l’altra vita tolto.